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Come nasce un logo? Design, concept, ispirazioni.

Londra, primi mesi del 1983. La Zang Tuum Tumb Records sta nascendo.

Il produttore discografico Trevor Horn, la donna d’affari (e moglie di Horn) Jill Sinclair e il giornalista Paul Morley si trovano nella stessa stanza.
L’atmosfera è magnetica.

Horn è reduce dai recenti successi, tra gli altri, di Adventures in Modern Recording dei The Buggles, The Dollar Album dei Dollar, Duck Rock di Malcolm McLaren. Oltre ad essere stato, qualche anno prima, il cantante e bassista degli stessi The Buggles, che nel 1980 pubblicavano una certa Video Killed the Radio Star

Per quanto riguarda gli altri due membri, Sinclair a 31 anni aveva già co-fondato 4 etichette discografiche, mentre Morley era uno dei più autorevoli giornalisti e critici musicali del Regno Unito.

Fantastico, ci sono tre pezzi grossi dell’industria discografica completamente allineati tra loro e determinati a fondare un’etichetta che dominerà i prossimi decenni.
Sembra tutto apparecchiato.

Che cosa manca, allora, all’etichetta?
Qualcosa che segnerà la sua identità, per sempre.

Manca ancora un nome.

 

Le passioni come esempio, ispirazione, guida.

I tre colleghi hanno tante passioni in comune, naturalmente, ma una di queste spicca per inusualità: è l’avanguardia futurista.
Horn, Sinclair e Morley sono attratti a livello viscerale dalla forza dirompente, dalla carica rivoluzionaria, dalla genialità che ha da sempre contraddistinto il futurismo dal momento in cui ha preso forma agli inizi del ‘900.

Nel 1914, quando il movimento era ormai già consolidato, al suo interno succede qualcosa che verrà ricordato come l’apice dell’espressione futurista.

In quell’anno, Filippo Tommaso Marinetti, fondatore dell’avanguardia futurista e suo principale esponente, pubblica Zang Tumb Tumb, una poesia ispirata all’assedio di Adrianopoli avvenuto durante la prima guerra balcanica.

Filippo Tommaso Marinetti poesia Zang Tumb Tumb

Marinetti vive l’assedio in prima persona, in quanto inviato del giornale letterario francese Gil Blas, e di ritorno pubblica questa supernova in grado di trasportare la mente del lettore al centro della battaglia, attraverso un gioco visivo fuori dal comune per una poesia, fatto di parole in grassetto, corsivo e con dimensioni tipografiche sempre diverse, termini onomatopeici, periodi privi di senso compiuto.

In sintesi, attraverso l’uso di quelle che il poeta chiama, gelosamente, parole in libertà.

et voilà.

Horn e soci non hanno più alcun dubbio.
La neonata etichetta ha finalmente trovato un nome.

 

Perché proprio la Zang Tuum Tumb?

La Zang Tuum Tumb, ZTT in breve, diventerà già a pochi anni dalla sua fondazione una delle etichette di maggiore successo a livello mondiale.

Un successo ottenuto grazie alla potenza rivoluzionaria e illuminata, sua e dei suoi artisti, capace di mettere in discussione tutto: la società, le abitudini, gli stereotipi, il sesso.

Nomi come Frankie Goes To Hollywood, Art of Noise, Grace Jones, tutti artisti a roster per la ZTT, suonano come i protagonisti di un decennio unico e irripetibile.

La ZTT è unica per una particolarità che la eleva sopra la concorrenza: i suoi artisti, oltre ad essere veri e propri innovatori dal punto di vista musicale, sanno prendere il centro della scena, in senso visivo e visuale. Lo si nota nei video delle loro performance dal vivo, ma anche nelle fotografie, nei video e nelle stampe che li hanno ritratti nel corso degli anni.

E soprattutto nelle copertine dei loro dischi.

Basta guardare alcune delle copertine di album e singoli pubblicati dalla ZTT per rendersi conto di quanta cura grafica ci sia dietro al concept visivo.

Cura grafica che contraddistingue, ad esempio, Slave to the Rhythm, settimo disco in studio dell’inimitabile Grace Jones.

Il concept album, prodotto da Horn e pubblicato dalla ZTT, insieme alla Island Records, nel 1985, ha una cover per certi versi insuperabile.
Guardare per credere.

Grace Jones Slave to the Rythym copertina

Fonte: Spotify.

Eccone alcune altre, tutte copertine di album pubblicati dalla ZTT nel corso degli anni ‘80.

fonte: ZTTAAT.

 

Dalla ZTT al logo di un’agenzia di comunicazione.

Come abbiamo detto, la cura grafica della ZTT, in ogni suo lavoro, è fuori dal comune. Ha la forza di ispirare molte persone, portandole in alcuni casi a sviluppare una vera e propria passione (ossessione?) per creazioni visive che sfiorano i confini dell’arte.

Uno di quei casi ha a che fare, molto da vicino, con la nostra agenzia.
Ha a che fare con un DJ che ha fatto della musica la sua vita per 15 anni.

Quel DJ si chiama Nicola e, oltre ad essere uno dei tanti che si sono appassionati di grafica grazie alla musica, si è appena lanciato in un’esperienza completamente nuova.
È il 1997 e Nicola, il DJ, ha appena co-fondato l’agenzia Propaganda.

 

Il logo: design, uomini, silhouettes.

Erwin Reusch e la pubblicità nella Germania anni ‘20

Tutto ha inizio in Germania, durante i ruggenti anni ‘20.
Un decennio pieno di vitalità, di energia, di futuro.
E anche di creatività.

Un decennio nel quale l’advertising si consolida, fondendosi sempre di più con il design, o meglio, con quella che ancora è conosciuta come illustrazione.

Uno dei protagonisti di questo processo di fusione è Erwin Reusch, un illustratore tedesco prestato interamente alla pubblicità.

Durante gli anni ‘20, un’azienda che produce dei filtri dell’aria, la Delbag, commissiona a Reusch la realizzazione del proprio logo.

L’illustratore vuole trovare un logo semplice, immediato, diretto, che spieghi cosa sono i Delbag Filters in una frazione di secondo.

Decide che il modo migliore per farlo è disegnare una silhouette di un uomo che, con il braccio alzato, cerca di contrastare un flusso d’aria che punta verso di lui.

delbag filter logo erwin reusch

Fonte: Art of ZTT.

Il logo piace all’azienda, e soprattutto funziona.
In breve tempo, si traduce in successo commerciale.
Tanto che la Delbag, cent’anni dopo, è ancora in attività.

 

Frankie va ad Hollywood?

I Frankie Goes to Hollywood sono stati uno dei gruppi di maggior successo degli anni ‘80.

Trevor Horn, il leggendario produttore e co-fondatore della ZTT, ha fatto di tutto pur di tenerseli al suo fianco.

E i suoi sforzi sono stati ampiamente ripagati.

Poco tempo dopo infatti il gruppo, noto anche con l’acronimo FGTH, inciderà brani come The Power of Love, Two Tribes e Welcome to the Pleasuredome.

Ma oltre ad un sound inimitabile, i Frankie Goes to Hollywood hanno anche un’identità visuale fortissima.
Sono ribelli, anticonformisti, unici.
In una parola, sono inconfondibili.

frankie goes to hollywood gruppo

I Frankie Goes to Hollywood. Fonte: Guardian.

Per un gruppo così unico, ci vuole un logo iconico.
Proprio come il logo dei filtri Delbag, deve essere semplice, impattante, ed evocativo.

Il logo del gruppo appare per la prima volta nel 1984, sopra ad un contenuto promozionale che anticipava l’uscita del singolo Two Tribes.

Viene usato per sempre più contenuti e presto diventa tanto iconico da ricevere, a sua volta, un soprannome.

“The Frankie Man”, il protagonista del logo, aveva questa silhouette:

Frankie Goes to Hollywood logo

 

“The Frankie Man” nella campagna promozionale per l’uscita di Two Tribes, 1984.

Frankie Goes to Hollywood Two Tribes promo logo

Fonte: Pinterest.

Subito dopo Two Tribes, il logo viene utilizzato anche per la copertina di Welcome to the Pleasuredome, album d’esordio del gruppo, diventato presto un classico.

Lo status dell’album è stato raggiunto anche grazie ad un singolo, uscito qualche mese prima, che resterà il maggiore successo della carriera dei Frankie Goes to Hollywood e uno dei brani simbolo degli anni ‘80.

Un brano talmente iconico che, quando si leggono le parole del ritornello, è difficile non iniziare a cantarlo.

Suonava più o meno così:

RELAX, don’t do it
When you want to go to it
RELAX, don’t do it
When you want to coooooome… 

Frankie Goes to Hollywood Welcome to the Pleasuredome logo

 

La creazione del logo Propaganda

La silhouette del “Frankie Man”, il logo Delbag realizzato da Erwin Reusch, l’intero immaginario anni ‘80

Un immaginario fatto di novità, musica e… pubblicità.

Quella silhouette, a sua volta ispirata da una precedente, assume ora una nuova forma.
Al posto dell’ordinaria bandiera, stringerà tra le mani un oggetto simbolo della pubblicità, di quella che, in termini amichevoli, può essere chiamata Propaganda.

The Propaganda Man punterà verso il cielo un megafono.

E da qui in poi, diventerà il logo di un’agenzia di comunicazione.

Logo propaganda primo design

Due decenni più tardi, il logo verrà stilizzatomodernizzato e reso più astratto, mantenendo la sua unicità, per diventare il marchio in uso oggi.

restyling logo Propaganda

 

 

Naming: perché “Propaganda”?

Facciamo un passo indietro, e torniamo alla ZTT.
Alla fine Horn e soci, ispirati dal futurismo, un nome per la loro etichetta l’hanno trovato.
Zang Tuum Tumb era il nome perfetto per loro, così visionari e inafferrabili.

E il nostro nome, invece, da dove viene?
Per il logo ci siamo ispirati ai Frankie Goes to Hollywood, forse il gruppo più rappresentativo e famoso della ZTT.

Tra gli altri artisti a roster dell’etichetta, però, c’è un gruppo tedesco, nato nel 1982, che suona synth-pop ed è un qualcosa di mai visto prima per carisma, carica e stile.

Un’identità elettrizzante, fatta di rottura con il passato, messa in discussione di qualsiasi argomento, totale evasione dagli schemi e dalle usanze correnti.

Il nome di quel gruppo?
I… Propaganda.

propaganda band

Fonte: My Bubble.

Quel giorno del 1997 Nicola, il DJ, non aveva solamente deciso di fondare un’agenzia di comunicazione.
Aveva già trovato anche un logo.
E ora, grazie a Patrizia, sua moglie e complice, anche un nome.

La ricerca è completa.
Il cerchio si chiude.
E il resto, come si dice, è storia…

 

Concept creativo, logo design, brand identity.

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