È un trend nato su TikTok da alcuni creator italiani, significa letteralmente “marciume cerebrale” e rischia di far perdere la testa a milioni di utenti, specialmente della Gen Z e Gen Alpha: si scrive “brain rot”, si legge “siamo sicuri che il nostro rapporto con i social sia sano?”.
Noi non ne siamo così sicuri. In più, lavorando tutti i giorni con i social media, ci sentiamo quasi in dovere di raccontarvi cosa sta succedendo. Ma con quale scopo?
Più che per portarvi dentro a questo fenomeno – dal quale forse è meglio allontanarsi che avvicinarsi – il nostro obiettivo è mettervi in guardia dei potenziali pericoli di un consumo social in modalità “cervello spento”: una tentazione sempre più forte che può impadronirsi di chiunque abbia uno smartphone, compresi i sottoscritti.

Fonte: Oxford University Press.
Che cos’è il brain rot: significato e traduzione
Secondo Treccani, che ha registrato il neologismo all’inizio del 2025, la definizione di brain rot è “Il deterioramento intellettivo e psichico che deriverebbe da un consumo continuativo ed eccessivo di contenuti online considerati futili e poco impegnativi.”
Nel dicembre dell’anno scorso, Oxford Dictionary ha ufficialmente dichiarato “brain rot” come Parola dell’Anno 2024, dopo un’analisi che ha rilevato un aumento del 230% nell’uso di questo termine tra il 2023 e il 2024. Un dato che diventa ancora più interessante se si considera che solo nel 2025 il brain rot vede la sua vera ascesa, con una crescita di frequenza di utilizzo quasi esponenziale.

La crescita delle ricerche su Google per la keyword “brain rot”. Dati Google Trends, ottobre 2024 – maggio 2025.
Gli esperti linguisti coinvolti nella scelta di “brain rot” come parola dell’anno specificano inoltre che il termine può riferirsi sia alla causa – i contenuti digitali di bassa qualità creati con l’AI – sia all’effetto – il declino cognitivo di chi li guarda.
Origine del termine brain rot
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, il termine non è nato nell’era digitale. Il brain rot è quindi un fenomeno che non riguarda intrinsecamente i social media, ma che con l’avvento degli stessi e dei nuovi strumenti di AI generativa, si è ingigantito sempre di più.
La prima occorrenza documentata risale addirittura al 1854, quando lo scrittore e filosofo americano Henry David Thoreau lo utilizzò nel suo celebre libro “Walden”, conosciuto in Italia come “Walden ovvero Vita nei boschi“.
Nel testo, Thoreau critica la tendenza della società a preferire idee semplici a quelle complesse, scrivendo: “Mentre l’Inghilterra si sforza di curare il marciume delle patate, nessuno si sforzerà di curare il marciume del cervello, che prevale in modo molto più diffuso e fatale?”
Fa impressione pensare che queste parole siano state scritte più di 170 anni fa, considerando quanti fenomeni potenzialmente dannosi per il cervello sono nati da allora, tra cui gli stessi social media. Chissà cosa penserebbe Thoreau se fosse un nostro contemporaneo e potesse “incontrare”, come faremo noi tra poco qui sotto, i personaggi più famosi del brain rot italiano del 2025.
Il Bombardiro Coccodrillo come fa? Tralalero Tralalà
Ma che titolo abbiamo appena scritto!? Stiamo impazzendo piano piano pure noi? Forse sì – immergerci nelle ricerche su questo tema non è stato proprio un toccasana – ma le parole non sono scelte a caso.
Infatti, “Bombardiro Crocodilo” e “Tralallero Trallallà” sono i nomi di due dei primi personaggi originati dal movimento del brain rot, nonché due dei più famosi a livello non solo italiano – dove sono nati e cresciuti – ma anche mondiale – dove ora pare abbiano conquistato una buona fetta degli utenti della Gen Z (1997-2009) e della Gen Alpha (2010-2025) in tutto il mondo.
Perché i personaggi brain rot catturano così tanto l’attenzione?
Che cosa avranno di così speciale, allora, questi personaggi? Come sono riusciti a conquistare così tanti utenti? La risposta non è facile da trovare.
Sarà la curiosità che deriva da un’estetica dell’assurdo (si tratta sostanzialmente di incroci tra animali antropomorfi e oggetti di uso più o meno quotidiano); i nomi approssimativamente italiani dei personaggi brain rot (“Ballerina Cappuccina”, ad esempio); la voce robotica e ipnotica creata con l’AI (nel 99% dei casi, quella dell’avatar fittizio “Adam” di Eleven Labs) che pronuncia filastrocche in rima prive di senso e spesso blasfeme.
Oppure ancora, la musichetta inquietante di sottofondo (scaricabile in due secondi, basta cercare “scary song” su TikTok) o il banalissimo effetto “esplosione” di CapCut che parte rigorosamente all’inizio di ogni video, abbassando ulteriormente la qualità già bassa del contenuto.
Più probabilmente, la ragione risiede proprio nel mix di tutti questi fattori. Quando poi i personaggi brain rot iniziano ad interagire tra loro – spesso sotto forma di duelli e battaglie – la totale marcescenza cerebrale è servita.
Ecco qui Bombardiro Crocodilo e Tralalero Tralalà che lottano. Una battaglia imperdibile, vero?
@ibrotherbrain Bombardiro Crocodilo 🐊 VS Tralalero Tralala 🦈 brainrot #bombardirocrocodilo #tralalerotralalala #aianimation #fyyypppppppppppppp
Il brain rot secondo i creator: quiz, challenge, rating
Il mondo dei creator, come spesso accade, funge da cassa di risonanza per i fenomeni social nati dal nulla come il brain rot, sfruttandone al massimo le potenzialità per inchiodare – a loro volta – tutti gli utenti sui propri video.
Non sorprende dunque vedere alcuni creator – come @anatoxich, il “re” del “character guessing”, l’arte di riconoscere un personaggio in pochi secondi – dedicare interamente il proprio profilo ai contenuti brain rot. D’altronde, chi non saprebbe riconoscere anche solo da un piccolo dettaglio – come le immancabili Nike blu indossate dallo “squalo” Tralalero Tralalà – un personaggio brain rot in meno di due secondi?
@anatoxich Brainrot animals speedrun tralalerotralala
E perché non guardare Gerry Scotti che fa il rating dei suoi personaggi brain rot preferiti?
@loziogerry bombardilo crocodilo sopravvalutato 👎
In Corea del Sud, addirittura, si immaginano il brain rot come materia scolastica.
@godmorgon609 Tralalero tralala , bombom, crocodelo #전교1등의가르 #광덕고일상 #tralalerotralala #bombombom
Mentre i The Jackal ci svelano come sarà un esame di Storia dell’Arte nel 2050…
@_the_jackal 1485 la Venere di Botticelli 1888 Campo di girasoli di Van Gogh 2025 Tralalero Tralala #thejackal #tralalerotralala #brainrot
Dove ci porterà il trend del brain rot?
Mentre scriviamo questo articolo, dentro di noi c’è uno strano turbinio di sensazioni, soprattutto negative: un po’ di disgusto, sicuramente tanta preoccupazione, un pizzico di stupore per la diffusione che il fenomeno del brain rot ha preso, contrariamente a quanto pensassimo inizialmente.
Dall’altro lato, rimane in noi anche un po’ di speranza. Vediamo una piccola luce in fondo al tunnel. Udiamo una voce bellissima che ci sussurra che tutto questo finirà, che il brain rot è solo un trend come un altro. È una voce femminile, angelica, che ci trasmette fiducia e ci ricorda che ognuno è libero di distrarsi come vuole, ma che un giorno ci si renderà conto che tra “distrarsi” e “guardare contenuti senza senso fino a far marcire il nostro cervello” c’è una differenza.
Una voce che non ha niente a che fare con quella robotica e asettica del narratore ufficiale del brain rot, l’artificiale “Adam”. Un nome che, forse involontariamente o forse no, coincide in modo quasi sospettoso con l’Adamo della Genesi. Una versione robotica di Adamo, creato da Eleven Labs, che sembra essere il primo uomo caduto nelle tentazioni del serpente, commettendo il peccato originale: prestare la propria voce ad un trend pericoloso, dannoso e senza senso, dal quale ci auguriamo di uscire il prima possibile.